Pubblicazioni

Dal 1960

al 2017

Moni Ovadia

su Il Fatto Quotidiano

Novantadue anni di giovinezza



Una delle frasi preferite del genio della pittura Pablo Picasso era: “Ci vuole molto tempo per

diventare giovani”. Questo motto paradossale mi è apparso in tutta la sua autenticità

quando ho avuto il dono di conoscere Vittorio Orsenigo, un ragazzo di 92 anni, un luminoso ossimoro vivente, ricco di tutta l’esperienza vitale delle sue molte primavere e insieme animato da uno spirito fanciullesco rivelato con una virtù che si fa sempre più rara nel nostro tempo, una  profonda leggerezza ironica intessuta con un gusto per lo humor autodelatorio irresistibile. Orsenigo, uomo dai molteplici talenti, è stato, come ci ricorda la seconda di copertina della sua ultima perla letteraria, “narratore, regista, pittore, fotografo, ma anche sommozzatore e studioso delle barriere coralline (...) è un ingegno, poliedrico, è un eclettico Renaissance Man che nella sua scrittura sa unire il riso patafisico di Jarry,  un mirabolante uso della divagazione.”

Da ultimo si è dedicato anche all’arte del maitre chocolatier, esprimendosi ai più alti livelli.

Ho avuto il privilegio di assaggiare i suoi cioccolatini che sono semplicemente sublimi e, se come critico letterario sono un modesto dilettante, come esperto di cioccolata mi picco di essere uno dei più competenti.

Ora, mi sento di affermare che leggere le brevi, talora brevissime prose di “Di male in peggio”, è

come degustare, in un tempo intimo, i cioccolatini più raffinati di un Maitre e assaporare oltre al gusto principale, una molteplicità di retrogusti che divagano per la gioia delle papille letterarie sollecitate da una scrittura impagabile insieme lepida e spericolata. Le mie di papille, educate alle

pluridecennali séance di degustazione della letteratura yiddish e dell’umorismo germinato dall’estro dell’ostjudentum, mi hanno espresso moti di un’intensa gratitudine quando ho sottoposto loro frammenti di questo tenore: “Come i pochi superstiti della mia generazione, anch’io ho avuto modo di osservare mamme, sorelle e mogli alle prese con uno strumento “ebraico” come si direbbe dal nome impresso in caratteri dorati sul suo nerissimo corpo metallico: SINGER.

Malgrado il valore letterario e gli apprezzamenti della critica per lo scrittore ebraico Israel Joshua

Singer non ha trovato più estimatori di quanti ne abbia trovati per le sue macchine da cucire la

notissima fabbrica.

Questione di utilità, di lancio pubblicitario?

Non è questo il punto. Perfettamente inutile rispondere alla domanda perfettamente inutile che

mi sono appena fatto.”

La scrittura di Vittorio Orsenigo e il pensiero che ne sgorga, mi paiono uno dei migliori antidoti possibili al marasma di stupidità da cui siamo circondati. La palude dello sciocchezzario che ha preso il potere nei nostri media e che dilaga da quelli cosiddetti sociali, in realtà più  propriamente definibili antisociali, rifluisce davanti all’intelligenza eccentrica di questo scrittore prodigio che padroneggia una lingua elegante ed ardita facendola volteggiare con spregiudicata competenza

sul crinale di intuizioni umoristiche ed ironiche e sui pendii scoscesi del nonsense creatore di un senso liberato dalle fradicie retoriche di questo nostro tempo guasto e maleodorante di false coscienze.

In conclusione, non riesco a pensare a una lettura più salvifica di quell’intelligenza del mondo e delle cose repressa oltre ogni misura dall’alluvione di mediocrità e di brutalità che rischia di sommergerci definitivamente.


Moni Ovadia

 

Telefono

Editore: Alberto Gaffi editore in Roma - collana 'Evasioni' -  gennaio 2007

"Sono gocce minute, cristalli di crudeltà dosata  con la sapienza di chi la sa usare per guarire i nostri cuori sovraccarichi di ogni melassa. Protervo nella conquista implacabile della sua giovinezza, questo ottuagenario, fiore di scrittura giovanile, barbara, stralunata e insieme coltissima, ci regala qui una lieve passeggiata nei sentieri della morte, tutta garbo e ironia. Non ci spalanca abissi e strazi da far ridere noi rotti a ogni espediente, non è regista dal cromatismo gotico, ma si muove e ci muove, per piccole e quasi non percettibili contrapposizioni".

(dalla introduzione di Luca Doninelli).

Lettere a Giuseppe Pontiggia

Editore: Rosellina Archinto - 2006

"Essere il destinatario di uno scrittore estroso e caleidoscopico quale Vittorio Orsenigo è un privilegio di cui sono orgoglioso ...
Raramente invenzione e ironia, simpatia e grazia hanno trovato come in queste lettere il loro felice punto d'intersezione".

Giuseppe Pontiggia

Commedianti a Milano

Editore: Aliberti Editore
Milano - 2005

Nella Milano del dopoguerra, attraverso le memorie di un aspirante scrittore, una pattuglia di giovani artisti mette in scena la cultura e recita la vita.

Visite guidate

Editore: Rosellina Archinto
Milano - 2004

Sia pure sottovoce si parla spesso di morte, dei morti, e quel parlare, un istante più tardi, entra alla grande nel programma delle nostre irrinunciabili rimozioni. Si rimuove per continuare a vivere come se niente fosse? Questa è una diceria tanto comune che sbagliata e sapete perché?, perché – dice l’autore di questo baedeker attorno a uno dei Massimi Sistemi - «se ne parli urlando o sussurrando non c’è che un modo per impedire alla morte di uscire dai suoi territori in gran pompa, come se fosse la regina dell’alveare umano: affrontarla da estroso toreador dandole contro con la mente e con il cuore, visitandola in ognuno dei suoi luoghi deputati con lo spirito del turista avventuroso, non ancora massificato e pieno zeppo di sana, sin divertita curiosità». In queste Visite guidate in territorio nemico, il lettore non troverà lacrima ma soltanto una sfrontata voglia di vivere.

Settore editoriale

Editore: Rosellina Archinto
Milano - 1999

Bizzarro, divagante, funambolico, Orsenigo ci ha dato in questo romanzo non un autoritratto impossibile, ma un ritratto delle nostre attese frustrate. Il montaggio della sua narrazione è sconcertante come la testa pirotecnica che l'ha generato. Chiedere a Orsenigo l'ordine e la simmetria, è come chiedere a un cavallo al galoppo il passo del trotto. Ma in questa mobilità irrefrenabile e vitale l’uomo ci lascia una impressione irresistibile della sua simpatia e lo scrittore un segno durevole della sua presenza.*

(Dal saggio introduttivo di Giuseppe Pontiggia)

Corpo

Editore : Mobydick  - 2001

Qui il paese che appare ogni giorno e ad ogni pagina alla nostra percezione di lettori è destramente sostituito dagli scenari prediletti di chi ama i ‘piccoli animali da compagnia’. Sono i pesci corallini, le lucertole arboree, i chiassosi pappagalli amazzonici, i sauri del deserto sahariano immersi nelle sabbie. Fra gli appassionati amanti di queste creaturine si aggira, ricco di avventura e di crudeltà, il turpe Tilgher,raffinato corteggiatore e assassino di donne e di lepidotteri.  Non è forse lui ad impalare con lo spillo gli splendidi macaoni per onorare la sue splendida collezione? …

Messaggi dal piccolo zoo

Editore: Rosellina Archinto S.r.l.
Milano - 1999

Qui il paese che appare ogni giorno alla nostra percezione è destramente sostituito dagli scenari prediletti dalla folta schiera di chi ama i "piccoli animali da compagnia" : sono i pesci corallini, le lucertoline arboree, i chiassosi pappagalli amazzonici, i sauri del deserto immersi nelle sabbie e certi esseri tanto rari e stravaganti da risultare letteralmente indescrivibili. Gli appassionati amanti di queste creature daranno vita a un fitto epistolario dove si aggirano personaggi ricchi d'avventura, fra tutti, il più candido - e in pari tempo il più turpe - è Tilgher, raffinato corteggiatore di donne e di farfalle: affronta le prime  con l'arte di Casanova, le seconde si accontenta d'impalarle con lo spillo per arricchire la sua collezione?

Piuma danzante

Editore : Greco & Greco
Milano - 1999

Orsenigo dà voce a più generazioni di raccontatori, che sul filo risicato di un comune spazio temporale si prodigano senza requie nella loro prova suprema; dire tutto senza nulla tralasciare - distrutti pesi e misure - di ciò che credono d'essere, incuranti d'estati e inverni, di giovinezza e vecchiaia, solo paghi d'essere l'uno l'esemplare narratore dell'altro. E, tanto, sino all'apparente e sempre deviato punto di frattura fra l'invenzione pura e semplice e il mirabile falso di chi, sulla pagina, giorno dopo giorno costruisce la meno fittizia delle esistenze.

103 storie di seduzione (e una postilla)

Editore : Mobydick
Faenza - 1998

In questi brevi e brevissimi racconti, spiccano dialoghi morbidi e sospesi a mezz'aria in una voluttuosa incertezza; la svagata incongruenza del dialogo trova una possibile sintesi fuori dal testo scritto; le vanitose e fulmineee atmosfere rarefatte al limite del senso comune, rendono godibili e assimilabili vicende quotidiane vagamente folli che altrimenti non sarebbero mai esistite, non perlomeno nella forma aggraziata voluta dall'autore. Vittorio Orsenigo possiede l'arte candida e raffinata dell'incompiutezza. Se la scrittura avesse un sesso, quella di Orsenigo sarebbe sicuramente una scrittura femminile nell'accezione più accattivante e perversa del termine. (Dall' introduzione di Lucio Klobas).

Mulino da preghiera

Editore: Greco & Greco
Milano - 1996

Prendiamo un evento quotidiano: una lezione d'inglese, una notizia letta sul giornale,una fotografia, la visita a un teatro, un viaggio in tram, ecc. ; mettiamoli sotto il vetrino del microscopio e osserviamo le parti che compongono l'intero. Il risultato è un'incursione linguistica e concettuale nelle regioni interstiziali delle cose che ne illumina aspetti segreti e non sempre rassicuranti. Questo è quanto accade in molti di questi aforismi che si discostano dal genere letterario tradizionale perché non tendono ad illustrare un fenomeno cristallizzandolo in una forma chiusa ma, al contrario, lasciano aperte le direttrici di una riflessione potenzialmente infinita. (Dall' introduzione di Giovanni Palmieri).

Storie zoppe

Editore: Lupetti e Manni
Milano - 1995

68 microstorie, nate dalla cronaca nera e rosa così come affiora limacciosa ogni mattino sulle pagine dei quotidiani. Amori frementi, sanguinosi, amori leggerissimi quasi sul punto di prendere il volo e abbandonare la terra, ma anche ineffabili allevatori di crimini, presi dalla furia di dirsi. Una seria saggezza e un'eleganza garbata, ricca di pensiero filosofico e di sentimenti tutti accolti, s'impongono per il tramite di un linguaggio semplice nella sua, ormai rara, altezza che comprende delicatezze senza suberbia nel porgersi. I racconti divertono nel gioco e scambio continuo fra una storia che beffeggia e ridicolizza il pensiero che l'accompagna e la storia dove il pensiero astratto a sgonfiare la vanità che l'ha intessuta.

I libri di Sfax

(sotto il nome di Claude Solenzara)

Editore: Greco & Greco
Milano - 1991

Un devoto cultore di Alain parte per l'Africa con i suoi libri sotto il braccio e quel che gli appare di quella terra porta il marchio indelebile delle sue letture. Sabbia e cammelli, voli di uccelli aridi come il deserto, un esotismo rattrappito, sedimentato, calcareo, un continente che non può rivelarsi per quel che è, costretto a subire la maschera odiosa e inebriante, quella di un sensitivo che la fruga e la trova utilizzando le parole e il pensiero di un altro essere e i suoi strumenti non solo critici ma anche umani. Un libro erratico che sembra scritto in una sorta abnorme di braille. Ma chi lo scrive non è cieco e della immaginaria cecità si serve per non subire il contagio del reale.

La linea gotica

Editore: Marietti
Genova - 1960

Sotterra, Una cospirazione, Zdanov, Le cucine dell'hotel Samarcanda, La nave Sobiesky, Linea Gotica. .. Sei racconti scritti da Orsenigo in Tailandia durante un suo lungo soggiorno. Dal mare della Cina al cuore dell'Europa, una distanza che agisce da potente magnete sulle parole. Frasi e meccanismi narrativi, abbagliati dallo spaesamento, acquistano di giorno in giorno una seconda vista. Una casa abbandonata sulla linea del fronte dove si aggirano presenze recuperate da un passato recente e già decomposto. Il filosofo Giovanni Gentile visto di spalle per un attimo e poi sparito senza sortilegi. Una caverna dove i minerali crescono come arborescenze viziate, un dialogo fra potentati spirituali che si combattono con lo stile dei picari, cuochi che si sbranano e usano i coltelli per le decapitazioni...

L’uccellino della radio

Editore : Alberto Gaffi editore in Roma – collana ‘Godot ‘ – gennaio 2008

Il libro appena uscito di Vittorio Orsenigo, L’uccellino della radio, è il racconto di un’infanzia, luminosa e incantata, trascorsa prima e durante la guerra in una famiglia dell’alta borghesia milanese, dove campeggiano, come in un dipinto di Savinio, due straordinari animali esotici, il Padre e la Madre, un burbero proprietario della Ferriere e una donna spesso lontana, nei grandi alberghi della Riviera. In questo mondo remoto il bimbo che tutto osserva e da tutto si lascia sorprendere, vagabonda tra lunghi corridoi, infinite stanze, giardini pubblici e privati, scoprendo uno stuolo di comprimari, chauffeur premurosi, personaggi ambigui, domestiche che vengono dalla campagna. Un mondo di cose e figure felicemente riportate in vita.


(Dalla recensione di Laura Bosio su ‘Famiglia Cristiana’)

e… venti racconti appena incominciati

Editore : Greco & Greco
Milano - 1995

Ciò che di questi venti racconti ci è concesso di sapere è pari al minaccioso addensarsi di nubi d'oro e di piombo che non danno tregua ai personaggi e li costringono nel ruolo ingrato degli accordi preludiali in sala di concerto dove le connotazioni si rivelano all'improvviso già mature e prodighe sino all'impudenza. Il lettore assiste, come dai palchi di un teatro, all'espandersi di accadimenti esplosi più nella psiche che negli innumerevoli e cangianti esterni che, di atto in atto, si aprono simili a corolle di fiori ripresi al rallentatore: giorni condensati in minuti e minuti esigui quanto frazioni di secondo.

Traduzioni

 
 

     Vittorio Imbriani : Dio ne scampi dagli Orsenigo

      Vittorio Orsenigo: Dio ne scampi dagli Imbriani

Editore: Nino Aragno – Collana ‘L’albero genealogico’ – 2008


Nel 1876 il napoletano Vittorio Imbriani pubblica il romanzo Dio ne scampi dagli Orsenigo, ritratto fra il naturalistico e lo scapigliato, di una famiglia aristocratica milanese, incentrato soprattutto su figure di donne inquiete che passano il tempo ad organizzare la vita in trame sentimentali ed ereditarie. (... ) Nel 2006 Vittorio Orsenigo comincia a scrivere una sua risposta’, con Dio ne scampi dagli Imbriani, diffamatore dell’onore del casato muovendosi, con felice autoironia, tra divagazioni e ossessioni autobiografiche, distrazioni ed affioramenti di ricordi nel quadro di uno scanzonato romanzo d’amore coniugale ambientato in un isola dei Tropici.

Questa nota dell’autore non appartiene al solito standard. perché è soprattutto una confessione. Non spiega niente di preciso, non mette il lettore sulla retta via della comprensione ma è sincera, a volte spudorata.

Collezionare libri rari, pesci tropicali, minerali, fiammiferi, cartoline illustrate fa parte di quelle debolezze umane di fronte alle quali molti soccombono dolcemente. Se interrogate in proposito uno di quei molti, eccolo pronto a negare tutto o almeno a cercare attenuanti ...

“Ora tocca a me, tocca a Rina, il caldo di Perugia fa male due volte perché questo è un manicomio per chi ha ucciso la gente.  Lo sapevo dal primo giorno di qui, ma non l'ho mai detto a nessuno, neppure alla dottoressa Ranci, la nuova Sorvegliante. Di nome fa Luisa, ha avuto l’incarico di osservarmi giorno e notte e di scrivere tutto quel che scopre su di me. Sembra che il suo lavoro sia molto importante perché io sono una bestia rara. Fra noi, a Perugia, si parlava di tante cose, l'una in fila all'altra e poi mischiate ricominciando dal principio come se ogni volta, dopo aver creduto di aver finito un discorso, ci accorgessimo che restava ancora troppo da dire e che andava detto”. ... 

Teatro delle diversità

Editore : Associazione Nuove Catarsi – 2007


Di maggiore e decisivo peso è tutto quanto appare in queste scene di teatro che proviene  – integralmente o solo in parte per necessità di incapsulare saggio, citazione, nella voce recitante e non solo leggente – da due libri:

‘Glenn Gould, lettere, 1956 – 1982’ a cura di John P.L. Roberts e Ghislaine Guertin (Archinto) e Glenn Gould ‘ l’Ala del turbine intelligente’ a cura di Tim Page, testo introduttivo di Mario Bortolotto (Adelphi).

Dreyfus

Editore : Greco & Greco
Milano - 1999

Un gruppo di professionisti, coadiuvato da Francesco Piscopo, raccoglie testimonianze sul caso del capitano dell’esercito francese di origine ebraica Alfred Dreyfus, che negli ultimi anni del secolo scorso fu incriminato ingiustamente con l’accusa di alto tradimento e spionaggio ai danni della Francia. Degradato e condannato ai lavori forzati il suo caso suscitò grande sdegno e scalpore nella parte più illuminata del paese.


C’è saliscendi, dai e vai, mangia e bevi in ognuno di noi. Questi Incidenti quasi mortali hanno un sapore lucido e acido che, strofinato sugli occhi, stimola la già complessa  cattura di immagini sfuggenti. Situazioni limite, con sottofondo di una musica silente, rivelano l’elenco probante e probabile di presa di coscienza; sono imminenti, minuscole catastrofi posizionate su un collage invisibile dalla potente delicatezza ...

(dalla  nota di Afro Somenzari)

Come chi scrive queste righe, Vittorio Orsenigo ha l’età in cui tutta la vita diventa vacanza, ‘tempo libero’, sovrappiù; offre, insomma, ottime occasioni per frequentare le spiagge (la maggior parte delle volte senza riuscire a dimenticare, presagio sempre presente sullo sfondo, una locuzione che è entrata nell’uso comune: ‘ultima spiaggia’).

Naturalmente le spiagge sono ‘luoghi’; ma, se  vogliamo adottare il linguaggio di un antropologo francese, Marc Augé, sono anche ‘non luoghi’… cioè spazi aperti e senza identità, locations provvisorie dove ci si aggira tra scalpiccii e cicalecci di sconosciuti. Secondo Augé, i ‘non luoghi’ sono lo scenario dove la nostra epoca si mostra così com’è, manifesta la propria natura, recita se stessa. Ed è proprio questo che, con una serie continua di piccoli scatti simili a quelli dello struzzo, l’occhio dilatato di Orsenigo sa cogliere, con un’acuità che miracolosamente gli anni non hanno offuscato.

Anche la mente di Orsenigo, come quella di tutti gli scrittori che hanno il genio della divagazione, è un ‘non luogo’: sensibile a ogni spiffero, continuamente attraversata da interlocutori più o meno reali, da personaggi usciti dai libri, da sequenze di film, da folate di musica.  Orsenigo accetta tutto, non rifiuta nulla. È, suppongo, il suo modo di curare egocentrismo e instabilità, offrendo a noi, suoi compagni di viaggio, uno specchio terso in cui riconoscerci.

       Giovanni Mariotti 


'Guido. j' vorrei che tu e Lapo ed io ... : barchetta degli stilnovisti segue la rotta non tanto immaginaria quanto forteme la nte immaginata di una passione: ancora una volta tre amici scrittori ce ne raccontano di colte e di crude. I paesi delle meraviglie. ora. non si trovano necessariamente ai confini del mondo, dai tempi dell’Alighieri molte cose riferite allo spazio fisico in cui viviamo sono cambiale ed ecco un infiltrato speciale alla corte di Lawrence Osborne nella tibetana Shangri-La, il visitatore Maurizio Cucchi di una domestica Marudo seguilo dalla pattuglia avanzata chiamata Giovanni Mariotti per la prima volta a Parigi. assieme a Vittorio Orsenigo che spia Lawrence Osborne e la sua Shangrj-La, precipitati nell’orbita di un comune angolo visuale che coinvolge uomini e cose. Viaggiare con loro costa poca fatica. poco danaro. non costringe a elaborate tabelle di marcia spacca ossa, a patire rischi e ritardi, a ingoiare cibi per le nostre viscere esotici e neppure ad affondare nervosamente le mani nelle tasche dieci volte al giorno alla ricerca dei soldi da destinare a chi. negli alberghi, vive più di mance che di stipendio.



 
 

Andar di palo in frasca» caratterizza questo nuovo libro di Vittorio Orsenigo, bizzarro e  divagante secondo una tradizione umoristica che, con Porta e Rajberti, ha avuto fecondi sviluppi nella cultura milanese e nella letteratura italiana dall'Ottocento in poi.

In nome dell'acqua, sul filo di un curioso itinerario narrativo Orsenigo ci prende in un vortice di ricordi, note e divagazioni scientifiche che includono la rete idrica di Milano e il Wadi Rumm, il parco di Yellowstone e il Gange, le Cascate del Niagara e il  Madagascar.

All'insegna dell'eteroclito e delle più buffe divagazioni, ci troveremo così nel gioco di quella specialissima «drammaturgia dell'acqua», di cui tutti – a partire dalle acque del grembo materno - siamo protagonisti, spesso senza accorgercene o neanche immaginarlo.


Daniela Marcheschi

Lascio al lettore il piacere di addentrarsi in questo labirintico racconto di Vittorio Orsenigo. Non cercherò di raccontarne la trama e di pronunciare giudizi estetici che non appartengono alle mie competenze. Sono qui, all’inizio del libro, perché ho qualche notizia sulla vera protagonista del racconto (la camera d’ambra), ho visto il palazzo in cui visse per un secolo e mezzo, conosco il luogo in cui scomparve dal mondo (Kaliningrad, la città sovietica costruita sulle rovine di Konigsberg) e credo infine di sapere perché russi e tedeschi l’abbiano amata e desiderata con tanta passione.


(Dalla prefazione di Sergio Romano)

Il primo di questi brevi testi dedicati alla sfera della montagna, dei boschi, dei muschi, della ‘selvaggina’ che, da viva, offre la sua carne speziata nel cibo dei rifugi alpini, descrive occasioni e senso delle nuove prose di Vittorio Orsenigo appare fra gli abeti e ti commuove, da morta offre la sua carne speziata al cibo dei rifugi alpini, descrive occasioni e senso delle nuove prose di Vittorio Orsenigo:

“Come ogni anno passo l’estate ad Amblar, un paesino di montagna e, nel pieno della cosiddetta crisi internazionale, senza ottenere grandi risultati, cerco di sfuggire al mio egoismo di persona anziana, raccontando ciò che vedo e sento …”.


La voce narrante, in questo romanzo di Vittorio Orsenigo, si riproduce senza  freni e scrupoli  nei suoi personaggi così come  i luoghi del racconto  sono erratici a causa  a causa dei poteri dannati di ogni voce.

Ma attenti, il condizionale regna sovrano.

Shimeck , per esempio,  sarebbe  nato in Israele dove poco più che bambino,  avrebbe incontrato la sua Buzi, il suo unico. precocissimo amore. Fra loro e con loro  una meravigliosa storia  dei sentimenti narrata  nel Cantico dei Cantici.

Ed ecco l'ombra tenera dell'assassino  trionfare  a Manhattan dove  Shimek è  andato per farsi uomo e libero. lavorare spietata  ai margini nerissimi e atroci  della Società, , servendola,  ubbidendo agli ordini silenziosi  impartiti dalle labbra mute  del suo boss per trarne sostanziosa linfa vitale:danaro facile, belle donne, ,abitazioni sontuose, vetture di lusso...

Qui il condizionale esce di scena e lascia spazio ad un presente irrestistibile. crudo e letale.



Questa volta un Orsenigo–esorcista ci racconta la storia di Enea nato in famiglia ebraica non osservante e superstite del campo di sterminio dominato da una coppia di specchiato satanismo: la SS Klaus e il suo cane lupo sbranatore di internati  che –  per prodigio – non si avventano su di lui.  Tornato in Italia, cade nella stupefazione dell’estasi generata dagli scritti  di Hildegard di Bingen  antica Monaca,  splendida visionaria, e affronta l’esistenza dolorosa dello  scampato e si abbandona senza pentimenti alla tetra grandiosità del quotidiano: dal supermercato, al cinema, alla televisione, mentre il lettore sarà trascinato nel vortice delle sue avventure sino al lampo sulfureo dell’esito custodito nell’ultima  riga di questo romanzo.

Guillaume Apollinaire: ‘Il poeta assassinato’.

( Greco & Greco - 1991)


Samuel Johnson: ‘Storia di Rasselas principe d’Abissinia’.

(Sellerio - 1993)


Manon Balletti, Elisa von der Recke: ‘A Giacomo Casanova - lettere d’amore’.

(Archinto - 1997)


Guillaume Apollinaire: ‘Lou mia regina’.

(Archinto - 1999)


Georges Picard: ‘Piccolo trattato ad uso di chi vuol avere sempre ragione’.

(Archinto- 2002)



                                        

Dannato Orso,

hai vinto ancora una volta: il tuo libro è arduo, andrebbe letto come tu leggi quelli degli altri, a sbalzi, a piluccamenti, ecc. ma funziona. È la scrittura d'un erede di Sterne e del suo Tristram Shandy, divagante e frastornante fino al crimine nel suo balzare qua e là come un cavallino a dondolo morso da un tafano; una scrittura in cui è facile perdersi, ma anche corroborante ginnastica per le sinapsi. Direi che la tua poetica, e i suoi rischi, sono messi a nudo nella frase:

"Ho un debole per i dettagli essendo convinto della loro ineluttabilità".

L'importante è non lasciarsi dolcemente naufragare nel loro mare. E quest'ardua salvezza il lettore deve saperla meritare sorbendoti a dosi omeopatiche e non elefantine.


Barbo


(Da una mail "confidenziale" spedita  a Vittorio Orsenigo da Roberto Barbolini).

“Scrittore supremamente eccentrico, persino nel conto degli eccentrici”, come  l’ha definito  Massimo Onofri, a 92 anni Vittorio Orsenigo rimane una delle sicure promesse della letteratura italiana. Un grande puer con un grande avvenire dietro le spalle?  Certamente, ma a patto d’intendersi: è infatti alle nostre spalle schivando le secche delle mode imperanti , che la prosa di Orsenigo tesse i suoi complotti con il futuro. (Dalla nota introduttiva di Roberto Barbolini).


 
 

A differenza di troppi vacui e invadenti suoi colleghi contemporanei, che hanno solo volumi, Orsenigo ha un’Opera. L’ha messa insieme nel corso della sua lunga vita, con una curiosità straordinaria e tale da svilupparne la potenza fino alle conseguenze estreme, che poi sono anche in queste pagine. È un uomo che non bada al compromesso con il lettore, ma alla sostanza della scrittura, e che perciò può dire tutto quello che vuole, non sapendo, nemmeno volendo, dirlo male.

Perciò il libro che state per leggere, o che avete appena letto, o che non leggerete mai, Vittorio lo doveva soprattutto a se stesso.


 

Pittore, narratore, formidabile teatrante che ha messo in scena, fra gli altri, Bertolt Brecht, Dylan Thomas, Apollinaire e Alfred Jarry, meneghino classe millenovecentoventisei, Vittorio Orsenigo, con vivacità sensazionale, dà alle stampe un travolgente, ironico, prezioso monologo sulla contraddittorietà policroma dell’esistenza e sull’urgenza di vivere, sull’amore per la vita che brucia inesorabile, sul concetto di tempo, divinità che tutto fagocita. Da non perdere.


Gabriele Ottaviani


Incantati dal viaggio di Orsenigo

A 94 anni  pubblica un libro “ai ferri corti con l’idea di romanzo, anzi, cortissimi”Vittorio Orsenigo, milanese, classe 1926, scrittore, regista, pittore, fotografo, ma anche sommozzatore, e studioso delle barriere coralline, come un funambolo impegnato sulla  corda della pandemia e del tempo che passa sfida il baratro della noia . E vince.A leggere il suo “ “Giro del mondo” in uscita  per Archinto  (184 pagine, 16 euro), si sale sulla lussuosa nave da crociera  del testo con la stessa intenzione  dei protagonisti. Per salvarsi  la vita.  Di lui Moni Ovadia  ha scritto: “ un luminoso ossimoro vivente, ricco di tutta l’esperienza vitale delle sue molte primavere con un gusto per l’humor autodelatorio irresistibile”.Massimo Onofri: “Scrittore supremamente  eccentrico ,persino nel conto degli eccentrici. E per finire, Roberto Barbolini:”Un eterno puer  con un grande avvenire dietro le spalle”

Cristiana Minnelli